(Mosca, 1927 - Milano, 2015)

Alexander Belyaev, un racconto attraverso il colore
testo critico di Vittorio Schieroni
Accostarsi a una produzione artistica in gran parte inesplorata, alla figura di un pittore ancora poco conosciuto nel contesto italiano è una sfida di non poco conto e si rivela stimolo intrigante per scoprire, ricercare e intuire un racconto che si nasconde dietro linee e forme generate da pennello e materia pittorica, dalla creatività di chi le ha sapute tracciare nella sua mente prima ancora che sulla tela. In questa direzione, acquisire informazioni sulla vita e il percorso umano, professionale ed espositivo di un artista, prendendo nel contempo per la prima volta visione delle opere che ha prodotto nel corso degli anni, può essere paragonato a un lavoro di scavo e ricerca di tipo filologico, individuando quei frammenti di primaria importanza che nel loro rapporto possono portare alla luce un quadro d’insieme. Così è stato per me con Alexander Belyaev, nell’inaspettato incontro con le atmosfere sospese e i paesaggi velati che ha fissato attraverso il colore, con quei corpi generosi danzanti oppure statici come blocchi di marmo che silenziosamente ma con fierezza si mostrano all’osservatore.
La collezione riunita dalla galleria milanese Belyaev Art, che porta il nome di questo artista e si propone di diffondere e valorizzare la sua produzione, comprende una serie di opere su tela realizzate in differenti formati, come diversi sono i soggetti figurativi che possiamo riscontrare, in larga parte tratti da ciò che l’artista ha potuto osservare direttamente nel corso delle proprie esperienze di vita. Apprendo che Alexander Belyaev è nato nel 1927 nella Russia sovietica, dove ha studiato e imparato a dipingere, che ha vissuto tra Mosca e Milano, scomparso nel 2015 dopo aver molto viaggiato nel mondo, visitando gallerie e istituzioni d’arte, traendo ispirazione dalla natura, dalle architetture classiche e dai luoghi con cui è entrato di volta in volta in contatto, personalmente o tramite il filtro di chi ha creato arte prima di lui. Nelle sue opere ci capita di ritrovare metropoli e località facilmente identificabili per mezzo di scorci e prospettive che non lasciano spazio a equivoci, ma è anche possibile riscontrare l’influsso di Movimenti e Maestri universalmente riconosciuti, che fanno la loro comparsa attraverso l’utilizzo di una tecnica espressiva particolare, nella scelta di un tema ricorrente, con la rielaborazione di un soggetto anche in questo caso a tutti noto, come appare evidente nella sua personale interpretazione della vinciana Gioconda del 2010.
Accade così, nell’osservare i lavori appartenenti alla presente collezione, di trovarsi di fronte a scene e personaggi mitologici, a studi di figure femminili in posa o a teorie di nudi in movimento che risentono con grande evidenza della lezione cubista e di quella astrattista, delle Avanguardie in generale, per la scomposizione e stilizzazione delle forme, l’accentuata sintesi geometrica nel trattamento delle parti, per la tendenza alla riduzione della profondità con un conseguente sviluppo bidimensionale dell’insieme. Capita poi, per fare un altro significativo esempio, di imbattersi in vedute fortemente influenzate dalla pittura impressionista e post-impressionista, con tocchi di colore e di luce accostati e sovrapposti, ben visibili, luoghi immersi in un’atmosfera onirica e in qualche modo indeterminata, privi di riferimenti temporali definiti.
Proprio il colore riveste un ruolo fondamentale nell’arte di Belyaev, una ricerca cromatica che si spinge frequentemente oltre la realtà sensibile, prendendo le distanze dalla mera, algida rappresentazione di un soggetto per condurre nei territori del monocromo o all’impiego di innumerevoli varianti degli stessi pochi colori, oppure, all’opposto, a una giustapposizione basata su decisi contrasti, assumendo connotazioni espressionistiche per una plausibile manifestazione di stati emotivi interiori nella composizione di alcuni paesaggi. I nudi di donna - ninfe, grazie e divinità , semplici ragazze - caratterizzati da calde fusioni e sfumature di giallo, rosso e arancio, molti dei quali risultano riconducibili alla fine degli anni ’80 e ai primi anni ’90, sfilano accanto ai paesaggi dotati di maggior matericità e una tavolozza più ricca, come Capriccio Napoletano del 2000 e Portofino, dipinto pochi anni prima: soggetti e tecniche che per l’artista ritornano nel corso del tempo prendendo nuovo slancio, dove il colore è luce ed energia, strumento per trasmettere emozioni, ingrediente capace di rivelare la presenza, la sostanza, l’intensità della vita. Alexander Belyaev, esploratore di stili, di mondi e culture, è giunto a elaborare un proprio linguaggio basato sull’armonica fusione di elementi solo apparentemente distinti, un racconto di bellezza e poesia che l’artista trasmette all’osservatore attraverso le infinite potenzialità del colore.
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Mostre personali:
- "Alexander Belyaev, un racconto attraverso il colore", Belyaev Art Gallery; 11 marzo - 30 aprile 2021 (prorogata fino al 30 maggio) - a cura di Vittorio Schieroni